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24/03/2017 Danno all'immagine: danno da tengenti

In data 6/10/2011 appariva sul quotidiano "Il Mattino” di Napoli un articolo intitolato "Appalti gonfiati per lo smaltimento, altre imprese nell'affare" e relativo a un procedimento penale in cui risultava essere stata adottata una misura detentiva a carico di xxx e xxx in seguito alla percezione di tangenti ai danni di un imprenditore.

Gli accertamenti istruttori avviati a tale riguardo dalla Procura contabile avevano permesso di accertare che in data 3/10/2011 il GIP presso il Tribunale di Nola aveva convalidato l’arresto dei due convenuti e disposto nel contempo la misura cautelare degli arresti domiciliari ravvisando a loro carico gravi indizi di reita' in ordine al reato di concorso in concussione ai danni del sig. xxx, legale rappresentante della xxx., cui gli indagati, abusando delle loro qualita', avevano prospettato la revoca dell’affidamento del servizio di trasporto della frazione organica per conto del Comune di xxx ed il blocco dei pagamenti delle prestazioni gia' rese.

Alla luce di tali prospettazioni l’imprenditore consegnava a piu' riprese la somma complessiva di € 14.000.

Nel corso dell’udienza preliminare dell’11/01/2012 il GUP del medesimo tribunale di Nola accoglieva la richiesta di patteggiamento avanzata dai due imputati condannandoli – con sentenza n. 6 del 2012, divenuta definitiva il 5/2/2013 – alla pena di due anni e mesi sei di reclusione.

Nell’accogliere la richiesta il GUP evidenziava l’impossibilita' di addivenire ad una pronuncia liberatoria, ex art. 129 c.p.p., posto che a carico degli imputati militavano diversi elementi probatori, quali la circostanziata denuncia della persona offesa, i riscontri offerti dalle attivita' di intercettazione telefonica e ambientale, sino alle stesse ammissioni rese dai due imputati, seppur, queste ultime, tese a ridimensionare le ragioni delle riscossioni indebite di denaro.

Sulla scorta di tali elementi di fatto e alla luce del clamor fori determinato dall’arresto dei due convenuti il Procuratore regionale ha esercitato, come detto, azione di responsabilita' contestando agli stessi un danno all’immagine quantificato in € 28.000, pari cioe' al doppio delle somme di danaro riscosse dalla persona offesa.

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